Bersani Offende la <<Onorabilita’>> di Reggio calabria e della Calabria ???
Più assisto ad interventi che vorrebbero difendere la Calabria, spesso veicolati da “alti responsabili politici”, che non dovrebbero sentirsi offesi perché responsabili delle sorti di questa nostra terra , più mi accorgo dell’incapacità di una classe dirigente di saper metabolizzare le possibili via di salvezza di questa Regione.
Un Istituto regionale che pensa di voler perseguire :
- l’obiettivo di uno sviluppo economico della Regione, vale a dire aumento del reddito reale, complessivo e < pro capite > ;
- migliore distribuzione di tale reddito fra i componenti della collettività ;
- eliminazione di eventuali differenze di reddito tra i vari settori produttivi nonché fra le varie provincie della regione stessa;
avrebbe bisogno di una classe dirigente capace, preparata, trasparente.
Può la Calabria vantare tanto ?
Lo sviluppo economico della Regione non si realizza automaticamente o chiedendo – con il cappello in mano –, ai propri referenti politici nazionali, la caritatevole elemosina! Si realizza se si è capaci di uno sforzo incessante nell’intento di creare <economie> interne ed esterne ad aziende produttive, e ciò non si realizza attraverso populistiche declamazioni di sapore elettoralistico. Occorre quel che i partiti della 1a legislatura regionale : DC, PCI, PSI, PLI, PRI e lo stesso Movimento Sociale avevano saputo “impostare” - PRIMA GIUNTA GUARASCI - : una indagine sui settori produttivi del territorio : agricoltura, turismo, commercio, cultura, produzione di altri servizi e industria compatibile sul territorio.
L’esperienza dovrebbe dimostrare che la politica di spesa pubblica ed incentivi economici offerti dal Governo e dall’Europa per favorire lo sviluppo della Calabria non hanno conseguito visibili successi , hanno solo favorito il moltiplicarsi di iniziative tendenti ad ottenere vantaggi privati e personali senza alcun controllo e preoccupazione per le conseguenze economiche delle iniziative stesse anche per la mancanza di quei necessari controlli degli Istituti preposti a tale compito, responsabili dei risultati di scarso o nullo rilievo.
Naturale la domanda : di come può accadere che il Comune non si accorga del mancato utilizzo dei fondi per iniziative mai realizzate o di strutture lasciate incompiute o dell’abusivismo compiuto nel suo stesso territorio !
Protagonista dello sviluppo di un territorio non può essere sempre –totalmente – lo Stato, la cui opera sarà pure importante e necessaria,ma protagonista deve essere la classe dirigente, politica e amministrativa, dimostratesi, purtroppo, sinora, incapace di predisporre un serio < programma di azione > che, sulla scorta di analisi particolareggiate, avesse saputo prevedere ed affrontare la soluzione di taluni problemi a medio e lungo termine.
Ecco perché, tanti come me, non possono sentirsi offesi dell’intervento dell’on: Bersani a Lamezia Terme il cui fine era quello di sollecitare una via perché la Calabria potesse uscire dal suo stesso autoprovocato sottosviluppo.
A nulla valgono i “facili risentimenti” di una classe dirigente politica se tarda a comprendere ed a lottare perché i mali della Calabria non vengano estirpati. Ed il primo male è quel sistema mafioso imperante nella nostra regione che non basta essere solo declamato ma occorre denunciarlo ovunque esso si annida senza iattanza ma in modo visibile, marcando nel concreto della situazione la differenza.
Non era la Magistratura che avrebbe dovuto – per prima – far emergere e colpire la “ zona grigia “ in particolare quella dei politici e non solo. Una inchiesta, quella della Magistratura, che ha svelato una rete di relazioni, collusioni e connivenze di cui la ‘ndragheta si è sempre nutrita e si nutre. Riprendo il libro di Franco Musolino e Pasquale Romeo, < L’area grigia, dove tutto è ’ndrangheta e niente è ‘ndrangheta (Città del Sole Edizione, 2010).
Il rischio più grande per questa nostra terra è che parlino della “ zona grigia “ tanti che ne fanno parte come collusi o complici.
Allora vedere chiaro sarà ancora più difficile.
sergio scarpino